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Il numero 10 di effe – Periodico di Altre Narratività

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Otto racconti selezionati da otto riviste indipendenti: è nato così il numero 10 di effe – Periodico di Altre Narratività, l’antologia periodica curata da Flanerí e dallo studio editoriale 42Linee. Questa uscita speciale, ricca di suggestioni e talenti letterari ancora inediti, è stata ideata in collaborazione con Cadillac, CrapulaClub, Colla, L’inquieto, retabloid, Verde e ’tina, e verrà presentata in anteprima questa sera alla libreria caffè Tomo di Roma a partire dalle 18:30. Il volume sarà poi disponibile in tutte le altre librerie a partire dal 18 luglio. Di seguito l’editoriale di effe #10, a firma di Marco Drago.

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Di uomini, cani e riviste

di Marco Drago

I buontemponi alla Flaubert consigliano di affrontare qualsiasi discussione sulle riviste letterarie italiane citando sempre Maltese Narrazioni, anche se non lo si è mai visto in carta e inchiostro. «Negli anni Novanta c’era Maltese Narrazioni», deve dire uno. L’altro deve assentire con aria grave.

Le copie di Maltese che prendono muffa giù in cantina, nei loro spartani scatoloni marroncini, non vedono l’ora di essere maneggiate e lette, anche a venti e più anni dalla loro nascita. Questo per dire che è vero, negli anni Novanta, ma anche nei primi sei anni del Ventunesimo secolo Maltese Narrazioni c’era, ma forse c’era fin troppo, vista l’entità dei resi e degli imballi rimasti intonsi.

Era ancora un mondo pre-internet, quello in cui nacque Maltese Narrazioni, ci si scriveva lunghe lettere a macchina. Avevamo una ventina d’anni, una grande spocchia e il deserto tutt’intorno. Chiudo gli occhi e reprimo l’istinto di sprofondare fin giù nelle viscere della terra al ricordo di certe telefonate senza preavviso a scrittori e giornalisti per parlar loro dell’esistenza di Maltese (il numero lo trovavo sull’elenco telefonico). Per un certo periodo fui quasi uno stalker dei poveri abbonati: li chiamavo (sul fisso di casa) per assicurarmi che la copia fosse arrivata in buone condizioni e poi pretendevo che mi si dicessero due parole su ogni singolo racconto.

Prima di fare le cose sul serio, abbiamo fatto le cose non sul serio. Invece di pagare un buon tipografo che ci stampasse e rilegasse la tiratura, ci accollavamo tutta la questione in prima persona. Stampavamo gli originali con la stampante ad aghi e poi li fotocopiavamo. Centinaia di fogli per ore e ore, pomeriggi assolati che diventavano sere di luna nuova senza mettere il naso fuori. Il tutto al primo piano di una palazzina al cui pian terreno c’era la Birreria Il Maltese, a Cassinasco, Asti. Se andate su Google Maps e cercate “Cassinasco – Piazza Caracco” potrete vedere che razza di posto era ed è.

Presto le cose degenerarono: amici, amiche, musicisti, gente mai vista prima si alternavano a rendere piacevole ma disagevole il lavoro spiccio della redazione e a un certo punto la stanza in cui ci si riuniva, la stanza in cui troneggiava la fotocopiatrice Olivetti che usavamo gratis a patto che comprassimo noi il toner, dovette essere condivisa il sabato sera. L’ospite non rifiutabile era un alano gigantesco chiamato Rolfo. Presto fu lampante che si dovesse passare a una fase meno freak, smettere di fare fotocopie e cominciare a badare anche alla grafica.

Intanto i racconti continuavano ad arrivare ogni giorno a casa mia prima e in una casella postale di Canelli più tardi. Decine di lettere al giorno, uomini, donne, ragazzini, pensionati da tutta Italia, con i loro diari, le loro storielle, le loro storiacce, le loro raccolte poetiche.

Dopo la morte di Tondelli passarono quattro o cinque anni di totale abbandono della narrativa scritta dai giovani per i giovani. L’eccezione fu il romanzo di Brizzi con Jack Frusciante nel titolo, ma era rivolto proprio ai ragazzi delle scuole, già a vent’anni ti sembrava di leggere un tema scolastico rinforzato da cliché romanzeschi. E in quel periodo di vuoto operò Maltese, diventando poco per volta un punto di riferimento per aspiranti narratori, tutti rigorosamente isolati e mal distribuiti tra le piane e le montagne del Paese. Grazie a Maltese qualcuna di queste monadi scriventi trovò lettori, critici, in certi casi perfino amici e, in assenza del World Wide Web, creammo una rete analogica che comunicava per mezzo di lettere o di rare telefonate.

A distanza di così tanti anni non riesco ancora a levarmi di dosso il gusto di quei momenti, quella rivista è stata una delle cose più divertenti ed esaltanti che mi sia capitato di fare.

Se al momento della sua comparsa Maltese era quasi un unicum, qualche mese dopo era già in buona compagnia: Fernandel, Il paradiso degli orchi e tante altre pubblicazioni cominciarono a interessarsi al sottobosco narrativo italiano e l’avventura non si è mai più fermata. Dopo il declino del cartaceo sono nate le webzine, che costano meno in termini economici e che potranno anche aspirare a diventare eterne. E in questo numero speciale di effe – Periodico di Altre Narratività potrete ricevere notizie proprio dalle riviste storiche ancora in voga, che non sono affatto poche, la sempiterna ’tina di Matteo B. Bianchi e poi le più recenti Colla, Verde, Cadillac, L’inquieto, CrapulaClub e retabloid.

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